Mirko Visentin

Vivo, scrivo, camino pa’l cortivo.

Il Cazzoniere del 1997

Tra le mie carte ho ritrovato il primo tentativo di sistemazione in silloge dei miei – per lo più – sonetti in italiano; silloge per la quale avevo già all’epoca scelto come titolo Cazzoniere.

Due elementi ne collocano la realizzazione entro la fine del 1997: il fatto che al suo interno manchino Sgamata e Virtute e canoscenza, i due sonetti scritti per Sabrina (mia futura moglie, con la quale inizierò a frequentarmi solo nella primavera del 1998) e quello di epilogo Al lettore; ma soprattutto la stampa ad aghi effettuata con l’IBM 286 che mi aveva passato mio papà, e che ho sostituito solo nel Natale del 1997 con un Pentium I con stampante laser.

Chi, come me, ha una formazione filologica, non può restare indifferente, poi, alle numerose varianti d’autore che questo dattiloscritto digitale tramanda: dal titolo (con quella specificazione «in lingua» a creare una netta contrapposizione con le poesie in dialetto che già all’epoca scrivevo), all’epigrafe (modellata, guarda caso, sul «di me medesmo meco mi vergogno» dal primo sonetto del Canzoniere di Petrarca, verso 11), fino agli interventi sui testi. Tutte modifiche risalenti al più tardi al febbraio del 1999, considerato che al 27 di quel mese risale la creazione delle più vecchie versioni digitali dei testi conservate nei miei hard disk.

L’appunto criptico in penna blu tra parentesi quadre altro non è che il numero di matricola e la data di nascita del mio amico Stefano, che mi aveva chiesto di iscriverlo alla sessione d’esame del 13 aprile 1999 (così dice il suo libretto) di Letteratura italiana I, anno accademico 1996/1997, corso su Carlo Goldoni, docente prof. Vescovo – il mio futuro relatore di tesi. Con la stessa penna (e quindi presumibilmente nello stesso giorno) avevo stilato l’indice (con relativa foliazione) della versione aggiornata (e ormai definitiva) della raccolta.




Articoli correlati

Ultimi articoli

Vai ad inizio pagina keyboard_arrow_up